Il “tetto” di Platini

Trovo l’idea di Platini di fissare un tetto alle spese dei club, un proposito forse nobile ma anche un po’ populista. Un proposito, nei fatti , impossibile da attuare e particolarmente dannoso per il calcio; un po’ come è stato per la proposta analoga in formula 1. Il calcio ha smesso , da anni, di essere uno sport per diventare uno spettacolo e, in quanto tale, deve tener conto solo delle logiche del mercato.

Non trattandosi di soldi pubblici, ognuno è libero di spenderli come vuole, come d’altronde fa ogni libera impresa. Un produttore cinematografico può fare un film con i migliori attori rischiando in proprio , perché un presidente non può farlo? Tutti i presidenti di calcio italiani sono degli imprenditori e quindi profondi conoscitori del rischio di impresa. La proposta di Platini sarebbe sicuramente bloccata dalla UE come è stato finora per tutte le norme limitative che negli anni il calcio ha cercato di darsi. Lo stato e la UEFA possono attuare solo controlli , veri e approfonditi, sulla regolarità degli oneri fiscali e sulla puntualità dei pagamenti, evitando legislazioni di favore ( come avviene in Spagna). I clubs dovrebbero anche contribuire alle spese per l’ordine pubblico e dove è possibile avere stadi di proprietà che non pesino economicamente sulla collettività .

Torniamo al tetto di spese e alle sue ripercussioni nel mondo del calcio La prima distorsione del mercato avverrebbe dalla diversa possibilità di spesa determinata dagli introiti. Un nuovo presidente di una squadra piccola-media non potrebbe fare una pazzia con i suoi soldi e comprarsi tre fuoriclasse. Dovrebbe prima aumentare gli introiti, ma come può farlo se non migliora la squadra.

Il Chievo, per esempio, ha fatto ( senza pazzie) investimenti superiori ai propri introiti. Con questa norma giocherebbe in 2 categoria. Inoltre, la stessa norma del tetto ingaggi sarebbe facilmente aggirabile da quei clubs che hanno interessi in altri settori. Facciamo un esempio :il Milan vuole comprare Messi , ma più di un tot non può pagargli di stipendio. Messi ha una fidanzata. Basterà farle un contratto televisivo ad una cifra stratosferica ed ecco superato l’ostacolo. Non dimentichiamo che , già in passato, è successo che parte di un ingaggio è stato pagato da uno sponsor, quindi questa norma non frenerebbe facilmente i club importanti. Per non parlare di pagamenti a nero, pagamenti estero su estero oppure scambi nelle attività dei presidenti, che potranno facilmente essere effettuati sempre e solo quei club con interessi variegati, in pratica già in vigore dai tempi di Lentini pagato , in parte, con i fondi neri di Galliani.

Mettiamo, però, per assurdo, che questa regola fosse rispettata da tutti. Ogni squadra naturalmente punterebbe a spendere il suo massimo consentito. Durante il campionato però un giovane ( tipo Santon) che di stipendio prende 1, si dimostra un fuoriclasse e vuole un adeguamento di contratto. Nella stessa squadra c’è, però,un presunto fuoriclasse ( tipo Quaresma ) che di stipendio ha 3 e, quell’anno, gioca malissimo. Ha un contratto e deve essere pagato lo stesso , non è possibile venderlo perché nessuno lo vuole avendo giocato male. Il club, per non superare il tetto ingaggi, deve vendere Santon perché non può pagargli l’aumento ?

Platini , sull’onda delle spese del Real, ha voluto fare un gesto sollecitato da certa stampa. Se c’è uno che paga , c’è anche uno che viene pagato. Il Real ha salvato il Milan. Anni fa il Milan ha salvato altre squadre che solo con la vendita dei giocatori buoni sono sopravvissute

L’idea di Platini potrebbe anche ridimensionare tutto il settore calcio quanto e più dei diritti televisivi che stanno uccidendo il calcio dalla serie B in giù

2 risposte su “Il “tetto” di Platini”

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